Visione film

Nel corso del 2005, Antonio propone ai ragazzi la visione e la discussione di due film che a lui hanno colpito in modo particolare. Il primo è Amadeus, che narra la vita ed il tormento di Mozart, con particolare riferimento ad una delle sue opere maggiori, cioè il Requiem. Il secondo è Il tormento e l’estasi, che narra la vita ed il tormento di Michelangelo, con particolare riferimento a quella che è la sua opera maggiore, cioè il gruppo degli affreschi della cappella Sistina.

Si tratta di due film i cui protagonisti presentano tratti psicologici, comportamentali e morali molto peculiari.

 

Il primo, Mozart, riceve dall’Onnipotente il grande dono della musica, ma, preso dai piaceri della vita, si dimentica del Padre e, anzi, sfrutta il prezioso dono per pagarsi il fugace e fallace appagamento quotidiano. Non se la passa bene però, vive in una condizione di perenne tormento e precarietà, non costruisce affetti e muore nella più assoluta indifferenza…ma non la sua musica, essa sopravvive alla sua morte (perché di “nobile” provenienza).

 

Il secondo, Michelangelo, non riceve doni dall’Onnipotente...ma se li va cercare, meglio, li chiede... e il Padre buono glieli concede: sono il dono della pittura e quello della scultura. Diversamente da Mozart, però, egli si rende subito consapevole della provenienza del suo "acquisito" talento e non esita a riconoscerne la paternità. Non sfrutta il prezioso dono per ricavarne interessi propri; al contrario, offre la propria esistenza per assecondare l’operato del Padre. Per tutta la vita si sforza di trovare nelle sue creature i tratti del Creatore perché convinto che il vero artefice delle sue opere è l’Onnipotente e lui solo l’esecutore materiale (L’opera è già nel blocco di marmo… allo scultore solo il compito di ripulirla dalla pietra in eccesso). Ha vissuto anch’egli in continuo (ma piacevole) tormento, derivante dalla tensione mistica e dal dialogo perenne col Padre. Come Mozart anche Michelangelo muore, ma non nell'indifferenza; diversamente da Mozart, al tempo sopravvive non solo la sua arte (le sue creature) ma anche l'autore.